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Palermo-Dionisi, il grande equivoco: cambia tutto ma non cambia nulla

Con sole tre partite rimaste alla fine del campionato e i playoff ormai quasi certi all’orizzonte, non è il momento per processi sommari o cacce ai colpevoli. Tuttavia, ci sono alcuni dati oggettivi che, indipendentemente dall’esito finale della stagione – la speranza per gli spareggi promozione resta viva – meritano una riflessione approfondita.
Palermo, rivoluzione a vuoto
Attualmente, il Palermo è sesto in classifica con 48 punti, a pari merito con il Catanzaro, settimo. La Juve Stabia, quinta, è a quota 53: un distacco di cinque lunghezze certamente complicato da recuperare in appena tre giornate. Le squadre all’ottavo posto sono distanti quattro punti. In sintesi, è altamente probabile che i rosanero concludano la stagione regolare tra il sesto e il settimo posto.
Eppure, nonostante i circa 25 milioni di euro investiti nelle due finestre di mercato per potenziare la rosa, il bilancio rispetto alla scorsa stagione risulta peggiorato. Anche ipotizzando tre vittorie nelle ultime tre gare, il Palermo raggiungerebbe al massimo 57 punti: appena uno in più rispetto ai 56 ottenuti nel campionato 2023/24.
Il quarto posto è matematicamente quasi irraggiungibile: la Cremonese dista 9 punti, con gli scontri diretti in parità ma una differenza reti nettamente favorevole ai grigiorossi (+18 contro +8 dei rosanero). Il quinto posto, seppur teoricamente alla portata, appare poco realistico. Di conseguenza, la sesta posizione – la stessa dello scorso anno – rappresenta il traguardo più plausibile.
Il paradosso è evidente: un Palermo completamente rivoluzionato in estate e in inverno, sia a livello tecnico che dirigenziale, rischia di ottenere un risultato pressoché identico – se non peggiore – rispetto alla squadra guidata da Corini, poi da Mignani, con Rinaudo alla direzione sportiva. L’unico elemento rimasto immutato da giugno a oggi? L’allenatore. È l’unica costante in una stagione segnata da profondi cambiamenti ma, finora, con scarsi risultati.
Squadra imprevedibile, tecnico responsabile
Non vuole essere un accanimento contro Dionisi, anche perché i responsabili di questa situazione sono anche altri e verrà il momento di fare i bilanci. Tuttavia, le partite contro Catanzaro e Südtirol hanno restituito un’immagine ormai chiara: il Palermo può battere chiunque e perdere contro chiunque. E poiché il film va avanti ininterrottamente da 35 partite, è inevitabile che l’allenatore finisca sul banco degli imputati.
Scelte discutibili e crolli inspiegabili
Giovedì sono riemerse problematiche che il Palermo si porta dietro dall’estate. Il primo tema è la gestione del gruppo, tra mille contraddizioni e scelte talvolta schizofreniche, che influenzano le decisioni tecniche prima e durante le gare. La squadra ha bisogno di idee chiare e di una direzione precisa: ciò che è sempre mancato.
Un altro nodo è quello della lettura delle partite. La scelta di confermare gli stessi undici di Catanzaro, nella delicata sfida con il Südtirol, sembrava coerente. Ma perché schierare Di Mariano dal primo minuto, considerando che non giocava titolare da più di quattro mesi e che non avrebbe avuto i 90 minuti nelle gambe? Perché inserire Vasic e Pierozzi contemporaneamente in zone di campo a loro poco congeniali? Perché non intervenire a centrocampo, dove i rosa stavano calando? E perché attendere l’82esimo per rinfrescare l’attacco?
E poi c’è il ‘mistero’ degli intervalli. Cosa succede negli spogliatoi che penalizza così tanto la squadra? Il Palermo, nella classifica dei secondi tempi, è quindicesimo: peggio hanno fatto solo Bari, Brescia, Cittadella, Sampdoria e Cosenza. Un calo come quello visto col Südtirol non può avere una sola causa: è il frutto combinato di aspetti atletici, mentali, di concentrazione e anche dell’apporto dell’allenatore. Dionisi stesso lo ha ammesso dopo la sconfitta di giovedì.
Parole fuori contesto
Dichiarazioni comunque sempre difficili da interpretare e che accentuano il divario tra il ‘mondo’ di Dionisi e quello della piazza. Il ritornello dell’ultima conferenza stampa prima della gara col Südtirol era: “Non possiamo avere la pancia piena, ora bisogna essere umili”. Una frase che, in tutta la Serie B, forse, può permettersi di pronunciare solo Fabio Grosso, allenatore del Sassuolo già promosso in A.
Il Palermo come potrebbe avere “la pancia piena” dopo una vittoria col Catanzaro, tra l’altro successiva a una sconfitta a Bari? È davvero bastato così poco per perdere la misura, considerando che l’obiettivo stagionale era la promozione diretta? L’allenatore ha davvero bisogno di richiamare all’umiltà dopo un campionato così tormentato?
Parole, quelle di Dionisi, che sembrano non sintonizzarsi con la realtà del Palermo, come se l’allenatore non avesse compreso appieno il contesto. E non è la prima volta che accade. Un segnale evidente di un rapporto mai nato con l’ambiente rosanero, che ha portato a un distacco ormai irreversibile.
Verso l’ultima illusione
La sconfitta col Südtirol ha dimostrato che Dionisi è in difficoltà, più della squadra. Ora restano le ultime tre partite di campionato e l’obiettivo verosimile del Palermo deve essere difendere il sesto posto. Poi ci saranno i playoff, con la speranza – per i rosa – che possa accadere un miracolo sportivo. Perché di questo si tratterebbe.
I presupposti non sono incoraggianti: il rischio di un’eliminazione simile a quella degli scorsi playoff è alto. Ma se c’è una costante in questa stagione, è proprio la capacità del Palermo di illudere. E allora avanti, verso un’altra illusione. Forse l’ultima di questa travagliata annata che sembra non finire mai.
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Fonte: StadioNews24
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