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Palermo, la grande bruttezza: per noi il calcio è un’altra cosa. Le pagelle ironiche di A&F

Abbiamo visto contestazioni e ascoltato interviste. Abbiamo pensato alla prossima stagione e maledetto questa. Abbiamo visto altri festeggiare e bevuto le ultime scorte di whisky, anche quello di marche più infime, per dimenticare. Ma sappiamo che alla fine quello che conta è solo il calcio giocato e quindi, come sempre e come due cretini, ci sediamo davanti alla tv tra bottiglie di vino, birre, pizze e altri generi di conforto sapendo già che in fondo, senza nessuna ragione logica e contro qualsiasi motivo razionale, un po’ ci speriamo.
La formazione è quella più logica a causa dell’assenza forzata di Magnani. Se non la sapete vuol dire che non avete seguito bene né la rubrica né la stagione e non ve la diciamo. Costretti a casa di parenti più prossimi con mezzi tecnici al limite del sottosviluppo perdiamo la visione dei primi tre minuti che ci dicono, comunque, funestati da fumogeni che non consentono una completa visione.
La partita è nervosa e bloccata come ci si aspetta da un preliminare di playoff. Si distingue l’arbitro per decisioni sulle quali non ci sentiamo di commentare per evitare di incorrere in sanzioni di varia natura, anche penale. Ma la prima vera grande occasione ce l’hanno le Vespe (aspettavamo dall’inizio del pezzo di dirlo) che prendono il palo con un tiro di un vero nostalgico del regime.
La Juve Stabia ci schiaccia in area e non riusciamo a uscire, con un miracolo di Audero ed errori clamorosi dei giocatori campani. Sembra che siamo noi che possiamo pareggiare e loro che devono vincere. Ci sentiamo in un discorso di Vannacci: Il mondo al contrario! È un dominio assoluto che solo il fischio dell’arbitro ferma. C’e stata una sola squadra in campo e non è il Palermo.
Per carità, pensare che questa accozzaglia di giocatori senz’anima e senza allenatore potesse improvvisamente diventare una squadra è al limite dell’utopia, però manco fare così schifo. Si ricomincia esattamente come si era finito, con la Juve Stabia padrona del campo. Ci attacchiamo, disperati e affranti, alle parole del nostro amico Antonio: “Basta non prendere gol, qualcosa succederà”. Finalmente arriva anche una grande punizione di Brunori che il portiere salva miracolosamente e torniamo a sperare.
Poi, quando pensiamo che il Palermo abbia preso le misure e possa cominciare a giocare, arriva il gol della Juve Stabia. Baniya riesce a lisciare il pallone, guarda il cielo, si fa scappare l’attaccante avversario che presenta davanti ad Audero e mette dentro il pallone che ci condanna senza appello. È un gol emblematico di una stagione invereconda in cui i giocatori hanno fatto una quantità di errori degna di un tema di terza media di un ripetente di 15 anni.
Non seguiamo neanche più. Non ne vale la pena. Ci crogioliamo nella disgrazia e nella delusione di un’altra stagione fallimentare. Arrivano i primi cambi di Dionisi, con assoluta calma visto che probabilmente non ha neanche capito che non possiamo perdere, con Le Douaron e Di Mariano. Non lo commentiamo neanche più, speriamo solo di non vederlo di nuovo sulla panchina rosanero e, ancora meglio, sul territorio siciliano.
I minuti scorrono. Noi ci crediamo meno di un ateo che aspetta un miracolo e non capiamo neanche come dovremmo riuscire a fare un gol. Forse solo al 90’ Dionisi capisce che con questo risultato abbiamo chiuso il campionato e fa gli ultimi cambi con Ranocchia e Vasic. I minuti di recupero sono 8 ma per noi potrebbero anche essere cento e non ci sembra farebbe tanta differenza. Arriva il triplice fischio e mette fine a una agonia durata 38 giornate.
Questa partita è lo specchio perfetto di una stagione senza nessuna dignità. Sicuramente noi non capiremo nulla di calcio e neanche di gestione di imprese ma facciamo fatica a capire come sia possibile essere soddisfatti di una stagione così incolore che ci ha visto perdere ovunque, deludere in casa e inanellare un quantitativo impressionante di prestazioni senza un minimo di decenza. Forse per noi il calcio è ancora un’altra cosa, una passione che ti rende orgoglioso e che, come diceva Venditti, ti fa re anche se non conti niente. Oggi è tutto troppo brutto anche per essere vero. Forza Palermo!
Audero 6 – Prima lo salva il palo, poi compie un mezzo miracolo su una schiacciata di testa da due passi e viene graziato sulla ribattuta, ma nulla può quando l’allegra difesa rosanero gli fa trovare l’avversario tutto solo da due passi per chiudere definitivamente il campionato. Incolpevole.
Diakité 5 – Risulta tra i migliori del Palermo mettendoci soprattutto tanta fisicità ma poca concretezza. E questo la dice tutta di come ha giocato la squadra. Corridore.
Baniya 0 – In una partita in cui non puoi sbagliare nulla commette un errore da primo anno di scuola calcio che, peraltro, è solo l’ultimo di una lunga serie di orrori. Allampanato.
Ceccaroni 5 – L’unica palla gol della partita è la sua, al 96’ su colpo di testa ma il portiere di casa si allunga e chiude il conto. Fino ad allora non aveva fatto granché ma, del resto, non aveva grande supporto tra i compagni. Disperato.
Pierozzi 3 – Non spinge praticamente mai ed anche in fase di contenimento è spesso impreciso regalando la palla agli avversari. Frastornato.
(dal 45′ s.t. Vasic) s.v. – È stato la prima vittima di un allenatore sconclusionato come pochi ne abbiamo visto e il suo ingresso al 90’ ne è la conferma. Vasicidio.
Blin 3 – Su tutti i palloni gli avversari arrivano sempre prima di lui e la famosa diga di centrocampo non sembra neanche un muretto di campagna. Asfaltato.
(dal 34′ s.t. Le Douaron) s.v. – Ma un pallone lo ha toccato? Dubbiosi (noi).
Gomes 4 – Pur giocando male e vagando a vuoto nella ragnatela delle Vespe è l’unico che prova a inventare qualcosa, non riuscendoci. Intrappolato.
(dal 45′ s.t. Ranocchia) 0 – Il voto è più alla sua stagione che ai pochi minuti che gioca in cui, comunque, capita sui suoi piedi la palla migliore che calcia come se dovesse trasformare il place kick dopo la meta a rugby. Confuso.
Di Francesco 2 – Non combina nulla di buono, risultando pavido in fase difensiva e inutile in fase offensiva. E per favore basta con sto ridicolo tiro a giro. Vanesio.
Segre 4 – Purtroppo questa partita è l’emblema del suo disgraziato campionato in cui è stato letteralmente demolito dall’allenatore nei suoi punti forti – capacità di inserimento, sovrapposizioni, raddoppi – per essere sacrificato in un ruolo non suo o, addirittura, spesso escludendolo del tutto. Parte lesa.
Brunori 5 – Non si può dire che non ci abbia provato ma è lasciato solo, povero e pazzo a lottare con i difensori avversari. Ci prova, allora, su un calcio piazzato quasi perfetto ma il portiere gli nega la gioia del gol con un vero miracolo. Deluso.
Pohjanpalo 3 – Diciamo la verità, ci aveva illusi appena arrivato con un inizio dirompente. Poi, purtroppo, si è perso nella mediocrità e nella confusione generale e lo abbiamo visto di più nei selfie sui social dei nostri amici che lo incontravano che sul campo. Ed anche oggi è andata così perché di fatto non è pervenuto. Fotoromanzo.
Dionisi -10 – Alla 39esima, e speriamo ultima, partita sulla panchina rosanero conferma tutta l’inadeguatezza, l’incapacità, la supponenza, la presunzione e l’arroganza che avevano già caratterizzato le precedenti 38. Raramente abbiamo visto un allenatore eccellere così tanto in negativo in tutti gli aspetti, tecnici, tattici, comunicativi, motivazionali, di gestione del gruppo, di empatia con l’ambiente. Prestativo.
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Fonte: StadioNews24
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