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Il Palermo ha smarrito la strada: ora tocca a Inzaghi correggere la rotta

I venti giorni terribili del Palermo. L’ultimo ciclo di partite ha messo in evidenza una squadra spenta, priva di mordente, in difficoltà e soprattutto irriconoscibile rispetto a quella delle prime sette giornate. Tre sconfitte nelle ultime quattro partite non potevano essere prevedibili e pesano tanto sull’attuale classifica.

Se la sconfitta di Catanzaro poteva essere considerata un semplice incidente di percorso, seppur contro un avversario modesto, e quella con il Monza l’affermazione netta di una compagine nettamente superiore, il k.o. con la Juve Stabia certifica invece in modo chiaro il momento di crisi dei rosanero. La nuova sosta arriva dunque nel momento più opportuno, offrendo alla squadra la possibilità di rifiatare, ritrovare energie e soprattutto ricostruire certezze andate smarrite nelle ultime settimane. La gara esterna con l’Entella, la prima dopo la pausa, diventa già un bivio cruciale della stagione.

Il Palermo smarrito

Se in una semplice pasta con l’olio manca il sale, la sua assenza si percepisce subito. In una più complessa, come la carbonara, può invece essere bilanciata dal guanciale o dal pecorino. Il Palermo di Inzaghi gioca un calcio altrettanto semplice, fondato su corsa, intensità ed equilibrio: se viene meno anche solo uno di questi ingredienti, l’intera struttura crolla. In questa fase della stagione stanno mancando proprio i principi cardine del gioco del tecnico.

Il Palermo di Inzaghi si è smarrito, ha perso la propria identità. Lo stesso allenatore lo aveva ammesso alla vigilia della sfida con la Juve Stabia: “Se non pressiamo forte, non possiamo vincere le partite”. I rosanero non sono una squadra da possesso palla o costruzione dal basso, né da transizioni rapide. La loro forza risiedeva nell’organizzazione meticolosa, nei calci piazzati curati nei dettagli, nella verticalità e nei cross precisi. Tutto ciò, però, è scomparso nelle ultime cinque partite, salvo brevi momenti.

Il copione si ripete

La vittoria contro il Pescara è arrivata più per orgoglio, favorita anche dal clima di festa per i 125 anni del club. Ma osservando l’andamento complessivo degli ultimi venti giorni, il bilancio è negativo, anche perché si stanno ripresentando i fantasmi del passato, con errori già visti negli anni scorsi. Inzaghi non può certo farsi carico delle colpe altrui, ma la traiettoria di questa stagione ricorda da vicino quella del 2023/24 con Corini in panchina.

Anche allora il Palermo partì a razzo, salvo crollare tra la decima e la quindicesima giornata, tra ottobre e l’inizio di dicembre: quattro sconfitte, due pareggi e una lenta ripresa, interrotta solo dall’infausto secondo tempo di Cremona. Un copione simile si sta ripetendo oggi: 15 punti nelle prime sette gare, frutto di quattro vittorie e tre pareggi, poi tre sconfitte pesanti, un pareggio sofferto e una sola vittoria nelle successive cinque partite.

Il Palermo corre su una sola corsia

Al Palermo manca un piano B per vincere le partite. Nel suo Pisa, Inzaghi poteva contare su un giocatore come Tramoni, capace di cambiare volto a una gara bloccata con un lampo di fantasia: i suoi 13 gol avevano spesso risolto situazioni complicate. Nel Palermo non c’è un interprete di quel tipo. Non lo è Palumbo, che ha caratteristiche diverse e non si è ancora acceso. Non lo è Brunori, che fatica a trovare continuità di minutaggio e rendimento. E non lo sono certamente Le Douaron o Gyasi.

Il Palermo ha costruito una squadra fisica, pensata per il calcio diretto e intenso di Inzaghi. Ma quando qualcosa non funziona, non esiste un’alternativa credibile per cambiare volto alla partita. La strada imboccata è una sola: dritta, veloce, senza deviazioni. Il problema è che oggi il Palermo procede a passo lento e in assenza di qualcuno che spinga, rischia di restare fermo sul bordo.

Inzaghi, il condottiero smarrito

Inzaghi, al primo vero intoppo nella sua esperienza rosa, è il più deluso di tutti. Ed è lui che deve trovare soluzioni. Lo ha riconosciuto nella conferenza stampa post gara, assumendosi la piena responsabilità del momento difficile. Fino a poche settimane fa aveva vinto tutte le sue ‘sfide’, riportando entusiasmo, identità e un’idea chiara di gioco. Oggi, però, quell’impronta sembra essersi completamente dissolta.

Forse ha sopravvalutato alcuni giocatori rimasti dalle passate stagioni. Forse ha sbagliato a non chiedere una rivoluzione più profonda dell’organico. Forse, semplicemente, sta faticando a trovare soluzioni tecnico-tattiche per ridare slancio a una squadra spenta. Resta il fatto che, al momento, il Palermo di Inzaghi non si riconosce più.

Palermo, serve tornare operaio

Dalle sconfitte si può e si deve ripartire. Il Palermo ha tutte le qualità per tornare ai livelli di inizio stagione, ma deve ritrovare la strada smarrita. Al di là di eventuali modifiche tattiche o di scelte di formazione – che lo stesso Inzaghi non ha escluso dopo il k.o. con la Juve Stabia – ciò che serve davvero è un cambio di atteggiamento: tornare ad avere la “bava alla bocca”, ad aggredire le partite, a pressare con intensità e a correre più e meglio degli avversari. Serve ritrovare il Palermo umile, concreto e operaio che aveva conquistato tutti nei primi mesi.

Se nemmeno Inzaghi, uno dei migliori allenatori della Serie B, riuscirà a rimettere in carreggiata la squadra, allora sarà inevitabile aprire i processi. I problemi del Palermo appaiono radicati e difficilmente una rivoluzione nel mercato invernale potrà, da sola, cambiare il destino della stagione.

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Fonte: StadioNews24

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Redazione

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