Sport
Dal gol alla Repubblica Ceca alla panchina del Palermo: 19 anni dopo, Inzaghi rincorre ancora un sogno

Dove eravate il 22 giugno 2006? Gli italiani lo ricordano bene: era il giorno della verità. Ad Amburgo si giocava Italia–Repubblica Ceca, terza e decisiva sfida del girone ai Mondiali di Germania. Quel 2 – 0 firmato da Materazzi e Pippo Inzaghi servì agli Azzurri per qualificarsi agli ottavi da primi in classifica, evitando incroci pericolosi nel tabellone e dando il via a quella che sarebbe diventata un’indimenticabile cavalcata verso il quarto titolo mondiale.
Proprio Inzaghi, oggi tecnico del Palermo, è al centro di quell’istantanea entrata nell’immaginario collettivo: il minuto è l’86’, l’Italia conduce ma non è ancora al sicuro. Una ripartenza, il pallone nei piedi di Perrotta, l’assist in profondità e lo scatto in campo aperto di SuperPippo verso la porta difesa da Cech. Al suo fianco, a correre come un forsennato, Simone Barone – allora centrocampista rosanero. La palla non gliela passerà mai. E Pippo, fedele alla sua indole da attaccante puro, salta il portiere e deposita in rete il definitivo 2 – 0. Quel gol resta uno dei momenti simbolo del torneo.
Barone, la gloria mancata (ma mai del tutto)
La corsa di Barone verso l’area, con Inzaghi al fianco, è forse la scena più evocativa di quell’azione. In pochi secondi, il centrocampista che aveva appena recuperato palla si lancia in un allungo da antologia, credendoci fino all’ultimo. Il suo sguardo è un misto di speranza e consapevolezza. La speranza di ricevere il passaggio decisivo. La consapevolezza che uno come Pippo, a tu per tu con il portiere e a caccia del primo gol mondiale della sua carriera, non avrebbe mai rinunciato a quella chance.
“In quei secondi non ho pensato a niente – raccontò anni dopo Barone – . Speravo me la passasse, ma anche no. Poteva essere rischioso. L’importante è esserci stato”. Un gesto diventato iconico, ripreso anche in uno spot Netflix che ha celebrato quella corsa rimasta senza pallone. Eppure, per molti tifosi, una percentuale di quel gol appartiene anche a lui.
Pippo, Palermo e la memoria
A 19 anni di distanza da quell’abbraccio alla bandierina, Inzaghi è tornato protagonista in Sicilia, stavolta in panchina. Da allenatore del Palermo, il destino gli ha riservato un legame ancora più profondo con la città che allora aveva prestato Barone alla Nazionale. C’è una certa poesia, quasi cinematografica, nel vedere oggi SuperPippo guidare proprio il club che nel 2006 vantava quattro protagonisti in rosa nella rosa di Lippi: oltre a Barone, anche Barzagli, Zaccardo e Grosso.
Il 22 giugno non è solo il ricordo di un gol. È il simbolo di una generazione, di un trionfo, di un’Italia che sapeva ancora stringersi intorno a una maglia azzurra. Ed è anche un ponte che lega il passato al presente: Inzaghi che rincorre la porta avversaria, Inzaghi che oggi rincorre un sogno chiamato promozione, portando il Palermo dove merita di stare.
SuperPippo eterno finalizzatore
Quel gol non fu solo una marcatura utile alla classifica. Fu il coronamento della tenacia di un centravanti che in quel Mondiale non era certo la prima scelta. Eppure, al momento giusto, rispose presente. Anche per questo Inzaghi ha conquistato il cuore degli italiani. Come allenatore, sta provando a trasmettere la stessa fame, la stessa verticalità, la stessa voglia di incidere in ogni partita.
Chissà se oggi, Pippo ripenserà a quel giorno. Forse con un sorriso, forse con l’ambizione di scrivere altre pagine importanti della sua carriera, questa volta in giacca e cravatta. Palermo spera che il finale sia degno della corsa di Barone e della freddezza di quel bomber.
LEGGI ANCHE
CALCIOMERCATO PALERMO, SI STRINGE PER AUDERO ED ELIA
L'articolo Dal gol alla Repubblica Ceca alla panchina del Palermo: 19 anni dopo, Inzaghi rincorre ancora un sogno proviene da Stadionews24.
Fonte: StadioNews24
Commenta con Facebook: