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La proposta di Gravina per rivoluzionare il calcio italiano: meno promozioni e retrocessioni

Il sistema di promozioni e retrocessioni nei campionati professionistici italiani potrebbe cambiare radicalmente entro fine anno. Il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, ha annunciato l’intenzione di presentare a dicembre una proposta che ridurrebbe il numero di salite e discese tra le categorie, con l’obiettivo dichiarato di “raffreddare” un meccanismo che, secondo lui, oggi genera instabilità economica e sportiva.

Durante lo “Sport Industry Talk” di Milano, Gravina ha ricordato come la riforma sia già partita nel 2024 con l’approvazione del piano strategico federale, considerato un vero e proprio piano industriale volto a garantire sostenibilità e gestione più oculata delle risorse. A suo avviso, i tre livelli professionistici attuali — unico caso al mondo — e il turnover estremamente alto tra le categorie rendono il sistema “insostenibile”.

Gli obiettivi dichiarati della FIGC

L’idea di Gravina è chiara: ridurre il numero di promozioni e retrocessioni in tutte le categorie, dalla Serie A alla Serie C. Se il progetto venisse approvato, la Serie A passerebbe a due retrocessioni anziché tre; la Serie B avrebbe due promozioni e due retrocessioni; la Serie C soltanto due promozioni e ben dieci retrocessioni verso la Serie D. Un modello che abbasserebbe il turnover a circa il 10% in A e al 20% in B e C, con l’obiettivo — secondo la FIGC — di stabilizzare i bilanci e frenare il numero di club a rischio finanziario.

Il presidente ha insistito sulla necessità di una visione complessiva che non si limiti ai numeri: meno professionismo, più sviluppo infrastrutturale, maggiore sostenibilità economica e valutazione del passaggio al semiprofessionismo per la Lega Pro.

Critiche e dubbi sul progetto

La proposta ha però sollevato molte perplessità. Ridurre drasticamente promozioni e retrocessioni rischia di cristallizzare le categorie, riducendo la competitività e ostacolando l’ascesa meritocratica delle società più virtuose. Un sistema con meno mobilità potrebbe penalizzare in particolare i club di Serie C, già provati da difficoltà economiche e sportive, mentre renderebbe ancora più complicato il salto verso il professionismo per le realtà emergenti dalla Serie D.

In un contesto in cui il calcio italiano soffre problemi strutturali — dagli stadi obsoleti ai pochi investimenti sui giovani — la sensazione diffusa è che intervenire sul turnover sportivo rischi di colpire gli effetti più che le cause. Il dibattito è aperto: la riforma Gravina, se arriverà davvero a dicembre, promette di scuotere ulteriormente un sistema già fragile.

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Fonte: StadioNews24

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Redazione

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