I ricordi non finiscono mai. I tanti amici che sono andati a dare l’estremo saluto a Tanino nella sua abitazione hanno recuperato da ogni angolo del cuore tanti aneddoti legati al centravanti che ha scandito un’epoca del calcio rosanero.
Ignazio Arcoleo, per esempio, altro raro esempio di palermitano che ha lasciato il segno nel Palermo: lui potrebbe scrivere un libro sull’ex compagno di squadra e amico di una vita che si è dovuto arrendere alle tante complicazioni di salute che negli ultimi anni hanno minato il suo corpo roccioso; le lacrime di Nino Trapani, portiere fenomenale degli anni 70, al telefono da Parigi; il dolore di altri ex compagni come Lancini e Landoni; gli amici del calcio a 5 e i tanti dirigenti sportivi, gli amici dell’infanzia. In queste ore è un via vai continuo, a conferma del fatto che Troja era una delle ultime bandiere di un calcio che fu, romantico e certamente meno ricco ma non per questo meno bello.
Domani, mercoledì, ci saranno i funerali (QUI I DETTAGLI) e sarà un altro bagno di folla, di abbracci, di affetto e di lacrime. Ma anche di sorrisi, perché lo sport è fatto anche di sorrisi e dolci ricordi.
Nel curriculum di Troja ci sono state tante squadre, anche prestigiose, come Brescia, Bari, Napoli e Catania. Ma per lui contava soprattutto il Palermo, perché era bello poter salire le scale del sottopassaggio e salutare con ampi gesti della mano i tanti amici di Resuttana, San Lorenzo, Cardillo o Sferracavallo che andavano allo stadio in curva Nord (allora un solo anello e senza sediolini) soprattutto per lui, il reuccio di Resuttana.
E a questo punto è sempre più probabile che il Palermo decida di intitolare a Tanino Troja un anello della curva Nord, la sua curva: Tanino ne sarebbe stato felice, rivendicava con orgoglio il suo senso di appartenenza a questa città e al suo popolo di tifosi. E sarebbe il modo più semplice per rendere ancora più forte e duraturo il rapporto d’amore tra una città e il suo figlio prediletto.
Foto: Palermo FC
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Fonte: StadioNews24
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